Sandro Munari, il Re di Monte-Carlo
Così come il sogno di ogni atleta è quello di vincere le Olimpiadi, quello di ogni rallista è di vincere il Monte-Carlo, il più importante Rally del vecchio continente al quale hanno sempre partecipato e tuttora partecipano tutte le più importanti case automobilistiche in cerca di un’affermazione che glorifichi il pilota ed esalti l’immagine del costruttore.
Sandro Munari ha la fortuna ed il coraggio di partecipare fin da subito a questo prestigioso rally, addirittura alla sua seconda gara da pilota ufficiale Lancia, dopo soli cinque mesi dal suo esordio al 1000 Laghi. Lo chiama un paio di mesi prima proprio Cesare Fiorio… vuole avere conferme su quanto Munari abbia dimostrato in Finlandia, se veramente quel ragazzo di Cavarzere possiede un talento innato per la guida. Sandro ha maturato esperienza solo in quella sua prima gara da pilota Lancia e qualche altra gara da secondo di Arnaldo Cavallari. È timido e timoroso e non nasconde le sue paure al Direttore Sportivo, il quale lo rassicura subito promettendogli di farlo affiancare da un navigatore esperto.
Ecco quindi che Sandro ottiene il battesimo al Rally di Monte-Carlo su una Flavia Coupé blu con un bianco numero 14 sulle portiere e un belga alle note, George Harris, che non parla una parola di italiano… Dopo un mese di prove su strade innevate, ghiacciate, bagnate ed asciutte, in gara va tutto molto bene. Alla fine del percorso comune Munari è ottavo assoluto, primo delle Lancia, a un minuto da Toivonen, il quale poi vincerà la gara, e si guadagna l’accesso (riservato ai primi sessanta classificati) alla prova complementare, meglio conosciuta come “l’ultima notte” con le tre prove sul Turini. Il sogno di Munari-Harris e della stampa italiana si interrompe presto, un guasto al radiatore ne provoca il ritiro, ma ormai il talento di Munari è certificato e Sandro ottiene un posto stabile da ufficiale nella Squadra Corse Lancia.
L’anno successivo ripete l’esperienza con Harris, questa volta sulla piccola e nuova Fulvia Coupé HF. Il risultato finale è quinto assoluto, un bilancio positivo condiviso con tutta la Squadra Lancia che registra il secondo piazzamento con Andersson-Davenport e il quarto con Cella-Lombardini.
L’edizione del 1968 è tragica e segna profondamente la vita di Sandro Munari. Ha appena concluso una stagione esaltante con Luciano Lombardini, fino all’anno prima abituale navigatore di Leo Cella, durante la quale ha sviluppato una grande intesa professionale e privata e con il quale ha raccolto le prime e più importanti vittorie agonistiche, prima fra tutte il Tour de Corse del 1967. Lombardini ha già una certa età e matura l’idea, già comunicata alla Squadra Corse, di ritirarsi dalle competizioni. Sia Fiorio, che conosce il feeling dell’equipaggio, che Munari stesso, insistono e convincono Lombardini a correre il Monte-Carlo prima del suo definitivo ritiro. Ci sono grandi speranze di un ottimo piazzamento, se non addirittura la sensazione celata di un successo assoluto. Sandro nutre, per Luciano, una grande stima e riconoscenza. L’anno precedente, infatti, il professionista reggiano aveva raccolto punti sufficienti per laurearsi Campione Italiano, uno in più di Sandro Munari perché con lui aveva corso tutta la stagione, meno che il Monte-Carlo dove, in coppia con Cella si era piazzato appena davanti al Drago. Lombardini, senza tanto clamore e con grande e sportiva abnegazione, aveva scritto alla CSAI per rinunciare al titolo e cederlo, di fatto, a Sandro Munari. Questo fatto, unito al rimorso per averlo trattenuto a gareggiare e soprattutto per avergli ceduto il volante durante la marcia di avvicinamento dove Luciano perde la vita in un tragico incidente con un automobilista del posto, segna profondamente l’animo sensibile di Sandro. Per sempre, il campione di Cavarzere soffrirà di questa perdita e non riuscirà a nascondere le lacrime e il groppo in gola ogni qualvolta qualcuno gli chieda di ricordare quel terribile evento. Grazie alla complicità di Don Piero Toniolo che ha accolto con entusiasmo la proposta di Munari, il 20 gennaio di ogni anno, anniversario dell’accadimento, viene celebrata una messa in memoria di Luciano Lombardini e di tutti i piloti e i navigatori che ci hanno lasciato.
Dopo una lunga convalescenza per le ferite riportate nell’inferno di Skopje, Cesare Fiorio teme che insorgano anche ferite morali nel suo pilota di punta. Nel frattempo, anche Leo Cella perde la vita durante un test in pista a Balocco e la Squadra Corse ha bisogno del Drago nel pieno delle sue facoltà fisiche e mentali. Lo iscrive ad un paio di gare di velocità per riavvicinarlo al mondo delle corse e, successivamente, Sandro torna alla vittoria nel Rally Alpi Orientali navigato da Daniele Audetto.
Nel 1969 torna a Monte-Carlo, ma disputa l’edizione riservata ai prototipi denominata Rally Méditerranée. Su una Fulvia 1.3 HF, con un motore portato a quasi 1.600cc, è affiancato da Sergio Barbasio, ma saranno poi squalificati per aver saltato un controllo. L’anno successivo si ritira per problemi al motore mentre disputa il Rally sulla Fulvia 1.6 HF con alle note Arnaldo Bernacchini. Nel 1971 partecipa al Monte-Carlo con Mario Mannucci, col quale aveva già corso un paio di altri rally, trovando sempre però dei ritiri, il primo a San Martino di Castrozza dopo un rocambolesco volo in un burrone. Anche nella gara del Principato non hanno fortuna e la loro Fulvia numero 15 è costretta nuovamente al ritiro per un guasto dell’albero motore mentre si trovano in quinta posizione dietro a tre Alpine e a una Porsche. Per tutta la stagione avranno poi modo di conoscersi bene e Sandro troverà in Mario il compagno di abitacolo ideale ottenendo anche diverse vittorie e sfiorando il successo nel Campionato Europeo.
Ma finalmente nel 1972…
Per l’edizione del 1972, la Squadra Corse Lancia e i loro piloti non nutrono grande fiducia in un risultato di rilievo. Sono ben consapevoli che la Lancia Fulvia 1.6 HF è di molto inferiore alle altre vetture in gara. La vettura, prodotta anche in una seconda serie, è già fuori produzione. Il gruppo 4 in mano a Munari e Mannucci e agli altri piloti della Lancia, è inutile girarci troppo attorno, è ormai vecchia. Purtroppo la progettazione della Lancia Strato’s è ancora agli albori e ci vorrà ancora molto prima che sia pronta, quindi bisognerà soffrire ancora cercando di tirar fuori il massimo dai piloti e dalla piccola di Chivasso per minimizzare i danni. La gara di Munari-Mannucci, avendo poco da perdere, parte all’attacco. Le condizioni meteo sono avverse, nevica forte in molti punti del percorso e i tanti cavalli dei motori degli avversari vengono annientati per la guida più prudente dei loro piloti. Di contro la versatilità della Fulvia è favorita. La classifica sorride a Sandro e Mario, sono piuttosto in alto… un pensiero li sfiora e risolleva il loro animo, forse la figuraccia è scongiurata e magari riescono anche a fare bella figura. Le Alpine, reduci da una tripletta dall’anno precedente, sono prima e seconda. Giornalisti e tifosi francesi sono certi di un nuovo successo, tanto da affiggere in sala stampa un cartello con il divieto di utilizzare i termini “armata” e “flotta” per le Alpine Renault Elf… però la Lancia è sempre lì, in agguato. La sua vecchia meccanica, sarà vetusta, ma è molto affidabile. La scarsa potenza di motore non è così determinante in queste condizioni meteo. Uno ad uno i favoriti cadono, vittime da uscite di strada o di guai meccanici. Incredibilmente Munari e Mannucci sono sul podio, addirittura dopo la PS Le Moulinon sono in testa, subito ripresi da Darniche che guadagna su di loro 10 secondi, bisogna tenere duro. Purtroppo per il francese, un guaio al cambio lo ferma a gara quasi finita, così come già successo ad Andersson sull’altra Alpine. I nostri eroi sono al comando, ma non parlano, stringono i denti. Le insidie sono disseminate ovunque e sono attentissimi a non commettere errori. La Porsche da 300 cv di Larrousse è dietro di loro, a oltre 10 minuti. Devono solo arrivare in fondo, con prudenza, e poi il miracolo sarà compiuto.
Con le prime luci dell’alba, la vecchia Lancia Fulvia HF si affaccia al porto di Monte-Carlo, a bordo Sandro Munari e Mario Mannucci sorridono, increduli di essere riusciti in un’impresa strepitosa e così inaspettata. Quella del 1972 è la prima vittoria di un Monte-Carlo tutto italiano per vettura e piloti, per Lancia si tratta del secondo successo dopo la vittoria di Chiron-Basadonna su Aurelia B20 nel lontano 1954. La folla festante porta in trionfo il Drago di Cavarzere e il Maestro delle note. Da casa, uomini e bambini gioiscono dell’impresa ascoltando la radiolina mentre sono ancora a letto. I giornali di tutto il mondo celebrano l’impresa titolandone a grandi caratteri l’inaspettato, quanto meritato, trionfo. Perfino l’Equipe, prestigiosa rivista sportiva francese, rende onore all’equipaggio italiano. Il trofeo, ritirato da Gianni Agnelli per Lancia, viene messo in palio dai francesi fin dal 1938 e premia le case costruttrici che per tre edizioni ottengono il miglior piazzamento come squadra con tre vetture (1966, 1967 e 1972).
L’Italia si risveglia carica di euforia, come se avesse vinto i mondiali di calcio. Le fotografie della Lancia Fulvia HF, rossa con il cofano nero e la grande scritta LANCIA ITALIA sul davanti, appaiono su tutti i giornali e anche in televisione. Gli italiani sono tutti orgogliosi di appartenere a questa nazione e non ostentano nell’esibire questa vittoria. Il binomio Munari-Mannucci entra nel cuore della gente e d’incanto gli italiani si scoprono tifosi dei rally. Se per Sandro Munari, la vittoria madre rimane il Tour de Corse del 1967, è questa al Monte-Carlo che gli dà la maggiore soddisfazione a livello umano. Quando Lancia schiera le Fulvia per disputare questa vittoriosa 41^ edizione, le fabbriche Fiat sono ferme per l’interruzione della produzione di quella stessa vettura. Gli operai sono in cassa integrazione e Sandro non sopporta l’idea di sapere che ci sono famiglie che hanno passato il Natale nello sconforto e nella disperazione per la mancanza di certezze verso il futuro.
La leggendaria vittoria, ottenuta dopo la magica notte del Col de Turini, ammalia gli italiani e anche molti stranieri. La Fulvia riacquisisce il fascino perduto e alle concessionarie giungono migliaia di nuovi ordini. Lancia coglie la palla al balzo e celebra questa vittoria mettendo a listino un nuovo allestimento per la Fulvia 1.3s denominandolo “Montecarlo”. I nuovi acquirenti ottengono una vettura brillante, con sedili e codolini della 1600HF, niente paraurti per preservarne la vena sportiva, fendinebbia e cinture di sicurezza di serie oltre al cofano nero opaco che evoca l’impresa dei campioni Munari-Mannucci. I colori disponibili, che accontentano anche gli stranieri, sono: rosso Italia; azzurro Francia, giallo Paesi Bassi; verde Inghilterra. Le linee di produzione riaprono, quindi, e gli operai tornano nuovamente al lavoro regalando a tante famiglie sicurezze e nuovi sorrisi. La produzione della Lancia Fulvia rimarrà in essere fino al 1976 e di questo Sandro Munari ne va estremamente e giustamente orgoglioso. Quando si è trovato a scendere vittorioso al porto di Monte-Carlo, mai avrebbe immaginato di quanto determinante a livello umano sarebbe stata quella vittoria né di quali importanti conseguenze avrebbe avuto. Questo episodio sarà raccontato da Munari per mille e più volte, ma è importante ricordarlo ancora, anche qui per iscritto, a futura memoria.
Da quel Monte-Carlo del 1972 Munari è l’uomo da battere. Nel 1973 si ritira per uscita di strada mentre è di nuovo al comando con una Fulvia Marlboro, di un altro anno più vecchia. Nel 1974 il Rally non si disputa a causa della crisi energetica. Nel 1975 arriva la Lancia Strato’s e conquista di nuovo il Principato con Mario Mannucci e il 14 sulle portiere. Nel 1976 e nel 1977 ottiene di nuovo il successo sulla Strato’s Alitalia, con al fianco Silvio Maiga, vittorie quasi scontate, seppur non così facili da raggiungere. Nel 1978 la storia cambia, i suoi avversari sono interni alla squadra e Munari medita il ritiro dall’agonismo per le continue vessazioni. Il ritiro al Rally di Monte-Carlo, a causa di un guasto meccanico alla sua Strato’s Pirelli, è tanto repentino quanto desiderato per preventivi ordini di giochi di squadra in favore dei “colleghi” della Fiat. Sandro Munari interrompe la sua carriera da pilota professionista con il record di vittorie al Rally di Monte-Carlo, mai nessuno prima di lui è riuscito a fare tanto.